Descrizione
In una vita di successo, Irene Brin è stata molte cose. Al suo debutto negli anni Trenta, divenne una firma riconosciuta nel contesto «al maschile» del giornalismo italiano. Fu poi, nel dopoguerra, consigliera di bon ton, sotto il travestimento della Contessa Clara; arbiter di mode e tendenze, in contatto con maisons importanti, fra cui Simonetta, Fabiani e le Sorelle Fontana; gallerista raffinata, amica di Salvador Dalí, Alexander Calder e Alberto Burri. La Brin, dalla sua giovinezza, fu però anche una frequentatrice appassionata di sale cinematografiche, una sceneggiatrice, una critica esigente, commentatrice della carriera e dei guardaroba di star e starlettes, da Marlene Dietrich ad Alida Valli, da Hedy Lamarr ad Anna Magnani. Il volume, per la prima volta, presenta una ricca selezione dei suoi scritti «dimenticati », dedicati all’arte luminosa delle pellicole: un lato inedito della scrittura di Irene, ironica e brillante, in grado di gettare uno sguardo caustico sullo star system e i sogni di celluloide.
Nata nel 1911, Irene Brin – al secolo Maria Vittoria Rossi – collaborò al quotidiano «Il Lavoro» e poi, dal ’37, al rotocalco «Omnibus». Autrice di racconti e romanzi (incompiuti), fu dal ’43 presenza carismatica nella romana Galleria La Margherita. Fondò poi col marito, Gaspero del Corso, un nuovo spazio in via Sistina, L’Obelisco, vetrina per l’arte italiana e internazionale durante il boom economico. All’inizio degli anni Cinquanta Diana Vreeland la volle editor da Roma per «Harper’s Bazaar». Irene morì nel 1969, al culmine di una carriera straordinaria: le sue ultime parole furono «Voglio fare un viaggio».
RECENSIONI
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Chiara Barbo_Irene Brin_Vivi il Cinema_01_08_2019
Natalia Aspesi, Ma guardi che cinema, signora mia_Robinson_laRepubblica_27_07_2019
Paolo Mereghetti_Quel filo sottile che lega film e moda_Sette_Corriere della Sera_19_07_2019
Goffredo Fofi_Brin e Patti, opposti valori della critica cinematografica_Avvenire_19_07_2019